In The Dark 21_2025

Chi sono gli In The Dark?

In The Dark siamo io e Daniele. È iniziato tutto da noi. Poi dopo, nel corso del tempo, si sono unite a noi altri ragazzi che condividono sia la stessa passione per la montagna ma anche gli stessi principi che portiamo avanti, che vogliamo trasmettere.

Quanti e quali sport fate?

Allora, io faccio Judo con la Nazionale Paralimpica. Ogni tanto vado a correre, molto raramente. Poi con Daniele andiamo in montagna e facciamo alpinismo.

Io, oltre alla montagna, corro, faccio trail, ultratrail, ultramarathon.

Da dove è nata la vostra passione per lo sport?

Io, fin da piccolo, sono sempre stato abbastanza dinamico e sportivo. Prima giocavo a calcio, la corsa mi è sempre piaciuta e fin da piccolino ho praticato sport.

Io invece, a differenza di Daniele, quando ero piccolino facevo meno sport. Andavo a giocare a calcetto con gli amici la sera, ma era più la scusa di andare a cena dopo che la partita stessa.

Ho fatto qualche salto in palestra, ho fatto da piccolino due o tre anni calcio, ma nulla di particolare. La passione vera per lo sport è nata negli ultimi anni dopo che ho avuto l'incidente. Il mio

incidente mi ha fatto diventare cieco, non vedente. Da lì è nata anche la passione per lo sport.

Avete cinque parole a testa per descrivervi. Quali sono?

Michele: Cinque parole? Testardo, penso anche

buono, sensibile. Forse il testardo è quello che ne racchiude di più, dal non arrendersi e non fermarsi di fronte alle difficoltà, non scoraggiarsi.

Daniele: Sicuramente sportivo, paziente, altruista

sicuramente, e poi sinceramente altri aggettivi, non lo so.

Michele: Testardo tu no, io sì. Ci compensiamo, dai.

Qual è stato il momento più bello della vostra vita?

Daniele: Allora, io sicuramente la nascita delle mie figlie.

Michele: Io non ho figli, quindi il momento più bello... Definirne uno è difficile, perché cerco di vivere la vita nel modo più pieno possibile, quindi ci sono tanti momenti belli che accadono. Uno è stato quando ho fatto i campionati europei con la Nazionale di judo, e l'altro quando per la prima volta sono riuscito ad arrivare in cima alla Marmolada.

E invece il momento più buio della vostra vita o carriera? Michele: Allora, io questo è facile. Il momento più buio è quando ho avuto l'incidente, che mi ha portato a perdere la vista.

Daniele: Io invece sicuramente durante il Covid, dopo il Covid, c'è stato un periodo abbastanza brutto, perché anche fisicamente non ero messo bene. Ero ingrassato, e lì un po' ho sofferto.

Avete altre passioni oltre allo sport?

Daniele: Io la musica, suono il basso in un gruppo.

Michele: Io mi fermo allo sport, e al buon cibo.

Quanto è difficile praticare gli sport con il tuo problema della vista?

Michele: Sicuramente è un po' più difficile. Alcuni sport magari son più facili, si riesce a praticarli anche equamente a chi vede, ad esempio il Judo, ci sono anche delle gare con ragazzi vedenti, perché comunque è uno sport di contatto. Altri sport bisogna un pochino adattarsi, per praticarli. Il Judo può stare da solo, la montagna ci vuole per forza qualcuno che mi accompagna, tipo

Daniele che in quei casi sono i miei occhi. Si fatica un po' di più perché bisogna stare molto più concentrati a quello che si fa, più attenti, ascoltare molte più sensazioni, quindi è un pochino

più faticoso. Però con la buona volontà e la voglia di fare si riesce a fare quasi tutto. Dico quasi perché non tutto.

Com'è successo l'incidente?

E' successo a gennaio 2008, una sorta di incidente di caccia. Mentre ero in auto, passavo lungo una strada sterrata e un

ragazzo che conoscevo era lì appunto a caccia e nel muoversi, nel raccogliere una cosa gli è partito un colpo di fucile che ha colpito la macchina. Il vetro della macchina ha attutito l'impatto, quindi mi ha salvato la vita. Però mi sono arrivati, diciamo, sul viso pezzi anche di vetro che mi hanno danneggiato gli occhi.

Ti ricordi i colori?

Sì, sì. L'averci visto prima mi aiuta in tante cose perché quando andiamo in montagna mi descrivono il paesaggio, quello che c'è. Comunque mi ricordo sia i colori, sia la forma, ma anche l'albero di un monte, di una roccia, di una nuvola o qualsiasi cosa.

Che sogno avevate da piccoli?

Io di fare il pompiere, uguale.

Come vi siete conosciuti?

Allora, con Michele ci conosciamo almeno da 30 anni. I miei genitori abitavano vicino a nonni, quindi fin da piccoli siamo cresciuti insieme.

Domanda per Daniele. Come ti sei sentito all'inizio ad aiutare Michele?

Allora, all'inizio sinceramente non è stato proprio semplicissimo, anche perché io erano le prime volte che andavo in montagna, quindi non avevo esperienza. Poi mi ero documentato su internet per vedere se c'era magari una guida che mi spiegasse un po' come fare per guidare una persona non vedente, ma non c'era niente.

Che cos'è e com'è nato il progetto In The Dark?

Allora, il progetto In The Dark è nato così un po' per caso. Con Daniele abbiamo iniziato ad andare un po' in montagna così per gioco, per divertimento nostro. Allora l'ho contattato ed è iniziato. Poi ognuno pubblicava quello che si faceva sulle proprie

pagine social, come si fa tutti quanti. A un certo punto gli ho detto che tante persone ci dicevano che quello che facevamo era bello, allora è nata così l'idea di fare una pagina Instagram dedicata. Daniele ha trovato il nome e così è nato In The Dark. Poi è stato tutto un susseguirsi. La cosa ha avuto sempre più risonanza. A livello nazionale siamo stati ospiti su linea bianca, oltre a quando andiamo nelle scuole, insieme ad altri ragazzi, i nostri amici, che poi condividono con noi.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Allora, sicuramente il Monte Bianco per quest'estate, la cima del Monte Bianco. Poi volevamo acquistare una carrozzina per portare a fare uscite in montagna altre persone che magari hanno altre patologie, che magari non possono camminare, quindi questi due sono gli obiettivi.

Quante interviste avete fatto?

Il numero preciso, sinceramente, non me le ricordo. Tra le 10 e le

20. Sì, più o meno.

Michele, tu hai un cane per non vedenti?

Lo sto aspettando. Sono, diciamo così, sono in lista di attesa in una graduatoria per l'assegnazione. Mi servirà più per l'autonomia nella vita quotidiana, per aumentare l'autonomia.

In montagna devono accompagnarmi.

Cosa stai aspettando?

Ci assegnano i Labrador.

Quando pensi, pensi a colori o pensi in bianco e nero?

Bella la domanda. Penso a colori. Mi capita di sognare a colori. Per il fatto che il mio cervello era abituato a vedere, quindi conosce quelle cose ed i colori associati.

Cosa faresti se tornassi a vedere?

Non lo so perché sarebbe... Se tornassi a vedere sarei felicissimo, indubbiamente. Però sarebbe di nuovo uno stravolgimento della mia vita come lo è stato quando ho perso la vista. Ho dovuto reinventarmi tutto, tornare a vedere. Mi ri-stravolgerebbe in un certo senso, in un senso diverso. Poi magari scopro che soffro di vertigini e non vado più in montagna.

Com'è stato imparare il braille? È difficile?

Il braille non l'ho imparato. Non l'hai imparato? No! Perché mi ha aiutato tantissimo la tecnologia, quindi io mi sono trovato catapultato in un mondo dove c'era il computer con la sintesi vocale, il telefono con la sintesi vocale, audiolibri, audio descrizioni. Quindi non ne ho avuto la necessità. Mi sono sempre promesso di impararlo, fondamentalmente non avendo avuto la necessità l'ho sempre rimandato.

Come vi siete sentiti in questa intervista?

Bene, molto... Io almeno molto a mio agio, quindi ci

avete fatto sentire come se già ci conoscevamo da dieci anni. Concordo con Daniele. Molto bene.

Da uno scambio finale prima dei saluti:

...Bisogna avere la voglia di fare le cose, di non arrendersi, di fronte alle difficoltà, anche piccole, che nella vita ci possono stare... Uno può trovarsi delle difficoltà, a scuola, un compito, un litigio... Qualsiasi difficoltà non deve essere per forza grande, no? Non bisogna fermarsi, bisogna provarci sempre. Nel giro si dice cado sette volte, mi rialzo otto. E l'importanza dell'amicizia. Sia l'aiutare il prossimo, ma anche non aver timore a chiedere aiuto.

A chiedere, certo. Nel gioco di squadra è fondamentale, no? Ci si deve aiutare l'un con l'altro.

Progetto Monte Bianco

Mi chiamo Michele Milli e sono cieco, vittima di un incidente avvenuto in giovane età.

Sono ideatore e fondatore insieme al mio amico d’infanzia Daniele del Progetto “In The Dark”. L’idea nasce dal desiderio di vivere appieno la mia vita e non rinunciare alla mie passioni, nonostante la mia disabilità. Insieme a Daniele e ad altri amici stiamo affrontando esperienze per dimostrare che la montagna può davvero essere ACCESSIBILE A TUTTI.

Il nostro sogno più grande è quello di arrivare sempre un pò più in alto! Dopo esserci cimentati in ascese sempre più impegnative, il prossimo obiettivo è la vetta più alta d'europa, il MONTE BIANCO con i suoi 4805 metri.

Questa è solo una delle grandi sfide che il team in the dark vorrebbe affrontare.

Puoi supportare questo progetto al link: gofoundme

Vai al podcast: link

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