Intervista realizzata dalla "Redazione Scolastica" dell'IC Cavalese
Chi è Alessandro?
Alessandro Caviola, un cavalesano doc, classe 1987, fin da piccolo appassionato sicuramente di vita all'aria aperta e di arti marziali. I miei nonni mi hanno trasmesso l'amore per il territorio e per il bosco che ho sempre vissuto, e che è stato per me un terreno di allenamento prima ancora della palestra di arti marziali. Saltare da una pietra all'altra sul torrente senza cadere in acqua è stato il primo allenamento che facevo, ed è la prima volta che mi sono rotto un braccio nel bosco cadendo in una scarpata. E poi la grande passione per le arti marziali, che come tanti bambini immagino è nata con dei cartoni animati, nel mio caso erano le tartarughe ninja. Il desiderio di fare arti marziali mi ha portato ad approfondire il tutto e così sono passati tanti anni perché quando io andavo all'elementari erano gli anni 90, quindi fate voi i conti. E adesso vivo solo di questo, cioè insegno arti marziali, Kyokushinka e Karate, nello specifico Karate a contatto pieno.
Il tuo tipo di Karate, quante cinture ha?
Allora, si comincia con la bianca, poi c'è l'arancione, la blu, la gialla, la verde, la marrone e la nera. È un pò diverso rispetto ad altri stili di Karate che sono diffusi molto in Europa occidentale. Ognuno ha la sua scala di colori. Calcolate che i colori nelle arti marziali, nelle cinture, sono nati con il Judo. Il fondatore del Judo, Jigoro Kano, alla fine dell'Ottocento è stato il primo ad avere l'idea di mettere le cinture colorate. Prima era solo cintura bianca e cintura nera. Quindi sono questi i colori che abbiamo, adesso.
In quale anno hai iniziato a fare il maestro di Karate?
Ho cominciato ad insegnare, a fare l'aiuto istruttore, nel 2008 a Tokyo. Perché prima ero solo un allievo.
Com'è stato andare in Giappone?
Impegnativo, soprattutto la città di Tokyo, che è un po' un universo a sé, è una nazione piena di carisma. Quindi è attraente sotto molti punti di vista, la storia, la cultura, il rapporto che hanno tra di loro le persone. E allo stesso tempo però è molto impegnativa, perché c'è molta spinta a impegnarsi. A volte è quasi una spinta distruttiva, nel senso che gli studenti devono studiare per trovare un'università di alto livello, perché loro hanno molto questa concezione gerarchica della vita, un'università di alto livello per poter accedere a un lavoro di alto livello. E anche se io non facevo parte di questo mondo, ero un outsider chiaramente, questo si ripercuoteva anche nelle arti marziali, che comunque sono un mondo molto positivo, con tanti sani valori, però c'era molta spinta nel partecipare ai tornei, nell'impegnarsi, e quindi la vita, diciamo, personale ne risentiva un pò.
Qual è il significato del nome dell'associazione?
Karate Aurai. Praticamente la nostra associazione sportiva unisce due parole, una è Karate, che significa mani nude, mani vuote, e Aurai è il nome retico, cioè una lingua pre-latina che veniva parlata in questa parte delle Alpi, prima che arrivassero i Romani, e stava a indicare gli spazi erbosi intorno all'acqua, ed è l'antico nome di queste montagne, il Lago Rai. Lago Rai deriva dall'antica parola Aur, che sarebbe Aurai poi.
Cosa ti ha spinto a diventare maestro di Karate?
In realtà niente mi ha spinto a diventare maestro di Karate, a me interessava solo fare arti marziali. Poi con il tempo ho capito che con tutti i lavori che si possono fare al mondo, per me l'unico che valesse la pena di fare era quello, perché mi dava occasione di trasmettere agli altri, di dare un senso alla mia vita, perché faccio qualcosa che secondo me è utile, aiuta gli altri a diventare forti sia fisicamente che psicologicamente, imparare a difendersi e ad avere un rapporto più istintivo, più originario con il proprio corpo, tornare a muoversi in modo naturale, che è una cosa che stiamo perdendo al giorno d'oggi, avendo molte più comodità rispetto a una volta. E quindi questo ritorno a se stessi, ritorno alla natura, ritorno alla propria essenza, secondo me è qualcosa che vale la pena di trasmettere e per questo ci tengo tanto a fare questo lavoro.
Hai tre parole per descriverti, quali sono?
Testardo, caparbio, volenteroso.
Quanti sport hai praticato?
Ma pochi in realtà, le arti marziali non le considero sport, però per estensione diciamo Jujutsu, che viene detto Jujitsu qui da noi, che è un'arte marziale sempre giapponese però un po' diversa dal Karate, l'ho praticato fin da quando ero piccolo e poi il Karate Kyokushinkai, e adesso pratico l'alpinismo, cioè ho praticato per tanti anni l'alpinismo, l'escursionismo. Qando ero piccolo chiaramente il nuoto, ma a parte questo non ho fatto nient'altro, sono stato abbastanza monotematico.
Da quanti anni pratichi il Karate?
17.
Cosa vuoi insegnare con il Karate?
Beh innanzitutto l'atteggiamento, perché come spesso ci tengo a ribadire ai ragazzini che vengono, ai bambini delle elementari ma anche delle medie o delle superiori, noi viviamo per fortuna, grazie anche agli sforzi che sono stati fatti nelle ultime decine di anni, in una società sempre più tranquilla, la possibilità di dover combattere per difendere la propria vita è abbastanza remota e quindi se a qualcuno capita, se è sfortunato gli capita una volta nella vita. Invece le arti marziali ci possono insegnare come stare al mondo, quindi ad affrontare le avversità in modo più lucido, saper come gestire la rabbia oppure la frustrazione che possiamo provare nella vita e trasformarle in qualcosa di positivo, avere un rapporto sano con il proprio corpo, quindi praticare comunque l'attività fisica, continuare a stare in movimento, evitare il più possibile la pigrizia, tutto questo genere di cose io cerco di trasmettere con il Karate. Diciamo che poi l'efficacia in un torneo dove vorresti vincere oppure sapersi difendere sono sì importanti ma non tanto quanto l'atteggiamento che impari, perché questo ti serve effettivamente tutti i giorni, l'autodifesa se sei sfortunato ti serve una volta nella vita.
Perché hai deciso di imparare quest'arte marziale?
Allora in realtà io quando ero ragazzo appunto praticavo il Jiu Jitsu che è un po' diverso. Mi sono appassionato al Kyokushinkai perché nel 2005-2006 internet cominciava ad essere un pò alla portata di tutti, non come lo è ora dovevi collegarti col computer. Youtube era appena nato, adesso non mi ricordo ma Youtube è nato nel 2005-2004 forse, e cominciavano a girare questi video fantastici, entusiasmanti, di questi Karateka che combattevano a mani nude e a contatto pieno ed era veramente molto appassionante, qui da noi nessuno lo praticava e siccome avevo già deciso da tempo di andare in Giappone per imparare la lingua, ho preso anche la decisione una volta lì di approfondirlo, di impararlo in realtà più che approfondirlo perché non lo conoscevo, e quindi mi sono iscritto in una palestra che ho trovato, sotto indicazione di alcuni polizotti che ho fermato per strada per chiedere delle informazioni (perché in Giappone quasi tutti i polizotti praticano arti marziali, ce l'hanno proprio nel programma didattico della scuola di polizia) e tutto è stato una naturale conseguenza.
Secondo te qual è la cintura più difficile da ottenere?
Ma se vogliamo proprio parlare di cinture, secondo me è l'arancione, la prima che fai, perché quando fai un esame (ci sono degli esami per superare le cinture) tu sei bianca, fai l'esame di arancione, è il primo esame che fai, per te è la prima volta che fai tutto, e quindi il test fisico, il test tecnico, il test di elasticità, il test di combattimento, il test scritto, perché c'è anche un test scritto, tutte queste cose sono nuove, quindi secondo me il primo passo è quello più difficile.
Hai mai pensato di mollare?
Sì, più o meno quando erano 5, 6, 7 mesi che praticavo il karate, ed ero ancora in Giappone, non ero ancora bravo con la lingua, quindi non riuscivo ad ambientarmi bene con i compagni di palestra, avevo anche problemi a scuola perché frequentavo anche una scuola di lingue, era tutto molto difficile in quel periodo, siccome anche a livello atletico le cose non diventavano come volevo, ho pensato di mollare, poi in realtà è successo che ho deciso di continuare, e c'è stato quel piccolo scatto che mi ha fatto fare un piccolo salto di qualità, sia nello studio della lingua che nell'arte marziale, e poi per fortuna tutto si è evoluto.
Hai mai avuto paura di praticare il karate?
Ah sì, tante volte, soprattutto quando c'è un torneo, perché continuo a praticarne, quando c'è un torneo qualche giorno prima o il giorno prima ho sempre paura di farmi male, magari di rompermi un osso gravemente, penso che sono sensazioni che hanno tutti, e perciò ogni tanto capita, penso che il torneo magari avrei fatto meglio a non farlo, a non iscrivermi, poi nel momento in cui cominci a partecipare e il torneo si conclude, sei sempre contento, sono sempre contento di averlo fatto, a prescindere dal risultato.
Come ti sei sentito nel primo torneo?
Nel primo torneo in realtà bene, perché capivo poco o niente, le regole non le avevo capite granché, quindi ero come un bambino piccolo messo in mezzo a un parco, ho fatto le cose come venivano, ho perso ovviamente perché non conoscevo l'ambiente, è stato piuttosto facile.
Qual è stato il momento più buio della tua carriera?
Il covid, sicuramente il covid, perché si dà il caso che nel 2018 ho aperto il dojo a Cavalese, era la prima volta che riuscivo a mettermi in proprio con una palestra, il dojo sarebbe la zona, la sala dove pratichi non solo le arti marziali, ma qualsiasi attività tradizionale giapponese, tipo anche l'ikebana, la composizione dei fiori o lo shodo, che è l'arte della calligrafia, anche quelle le pratichi in un dojo, chiaramente non in un dojo con i sacchi da box, un dojo diverso, però è sempre un luogo di pratica. Ecco sono riuscito ad aprirne uno con tanti sforzi, mettendo a frutto anche i pochi soldi che avevo da parte, c'è stato il covid, siamo rimasti chiusi come sapete, come alcuni di voi si ricorderanno, i più grandi di sicuro sì, molte palestre sono rimaste chiuse per tanti mesi, in quel momento è stato il momento più buio della mia carriera se non anche della mia vita, perché non sapevo veramente se avrei potuto proseguire o se avrei dovuto semplicemente riconsegnare le chiavi della sala al proprietario e dedicarmi ad altro e questo mi dispiaceva enormemente.
Cosa si prova adesso ad insegnare il karaté ai ragazzi?
Dipende dai giorni, soddisfazione alcuni, rabbia altri perché non ascoltano, tenerezza in certi momenti, però a prescindere dallo stato d'animo che si ha ad inizio lezione in cui magari sono stanco, in cui magari ho la testa anche da un'altra parte perché contemporaneamente al fare le lezioni devo organizzare il tal torneo piuttosto che la trasferta dei ragazzi, nel momento in cui inizio a lavorare tutto scompare e riesco a concentrarmi solo su quello che sto facendo ed è sempre una soddisfazione alla fine.
Il punto più bello della tua carriera?
Ce ne sono diversi, uno sarebbe difficile trovarlo, ci sono stati tanti momenti di grandi soddisfazioni, di grande appagamento. Forse questa sensazione si ripete spesso quando riesco a vedere che dei ragazzi o delle ragazze, oltre che l'aspetto tecnico del karaté, hanno imparato quello morale, quindi so che si comportano bene, so che fanno una vita equilibrata, che non hanno cattive abitudini come il fumo, l'alcol o peggio ancora. Quindi i momenti di più grande soddisfazione sono sicuramente quelli, quando so che i valori delle arti marziali sono andati a fondo nell'animo di una persona, e lo dico sinceramente.
Se ti rompessi un osso durante un torneo avresti un sostituto?
Sì, ho dei ragazzi che stanno imparando, sono diventati assistenti istruttori, qualcosa potrebbero fare loro effettivamente, però spesso e volentieri, anche quando mi capita di farmi male, che mi rompo un dito del piede o così, continuo ad andare lo stesso a fare lezioni, finché riesco a stare in piedi.
Quanti allievi hai con la tua associazione?
Un centinaio penso, calcolando anche gli adulti.
Il tuo esercizio preferito?
Lo sparring. Lo sparring è quando si fa un combattimento di allenamento, tirando più o meno al 60% della forza, quindi non al 100%, ma al 60, poi dipende dall'avversario chiaramente, se hai una persona più esperta puoi usare un po' di più, se hai una persona più inesperta, più leggera, fai un po' più leggero ancora, e chiaramente mi piace tanto perché è il momento in cui metti in pratica quello che hai studiato, quindi vedi se quello che impari sta funzionando oppure no.
Che lavoro fai oltre al maestro di karate?
Faccio solo quello.
Che hobby oltre al karate?
Come dicevo prima, l'alpinismo, l'escursionismo, mi piace tanto andare sulle cime, camminare nel bosco, fare la legna, cose molto semplici in realtà, e io penso che in realtà il karate Kyokushinkai e la montagna siano molto collegati. Non è una forzatura quella che faccio, ma pensate che addirittura il fondatore dello stile del karate Kyokushinkai, che si chiamava Masutatsu Yama, era un immigrato coreano che è andato in Giappone a vivere. All'epoca la Corea del Sud era una colonia giapponese e lui era andato in Giappone per diventare pilota di caccia. Poi è scoppiata la seconda guerra mondiale, per una serie di vicissitudini lui, essendo un immigrato non è riuscito a entrare nelle forze armate giapponesi, e poi la guerra era finita in miseria, durante questo periodo si era anche dato all'attività illegale, era diventato una specie di guardia del corpo per alcuni boss dello Yakuza a Tokyo. Dopo una rissa è fuggito in montagna nella prefettura di... adesso non mi ricordo se Giappone è diviso in prefetture, a differenza di Italia che è diviso in regioni, mi pare Yamanashi ma non sono sicuro. Lì si è nascosto in montagna per diversi mesi per sfuggire alla polizia e nel frattempo si è allenato, ma questa cosa nella cultura giapponese torna spesso, l'eroe che va in montagna ad allenarsi nella foresta, si vede anche negli anime spesso, per diventare più forte, perché c'è un rapporto di ritorno alle proprie origini con la natura, e quindi una vita austera, una vita semplice, ti danno la forza, quella è l'idea alla base, e quindi qui da noi abbiamo la fortuna di avere un campo di gioco gigantesco per fare delle belle passeggiate, delle escursioni e temprarci un pò.
Se dei ragazzi non seguono le tue indicazioni ed esagerano durante un incontro, come ti comporti?
Il karate è abbastanza rigido su questo aspetto, se ascolti quello che dice l'istruttore va bene, se vuoi fare di testa tua, non li puoi neanche fare i tornei, perché essendo una disciplina molto difficile e anche pericolosa se non ascolti quello che ti viene detto, l'infortunio è dietro l'angolo e quindi deve esserci una selezione di partecipanti, e anche una seria disciplina che non è dovuta a una sorta di tirannia da parte dell'insegnante, ma proprio è la base della disciplina, sia per quanto riguarda la sicurezza sia per quanto riguarda l'atteggiamento. Quindi sono tutti bravi in realtà, ascoltano bene tutti, poi cosa facciano fuori non lo so, spero si comportino bene lo stesso, in palestra non ho grossi problemi.
Quanti giorni alla settimana alleni per karate?
5 o 6 dipende dal periodo.
Ricollegandomi alla domanda precedente, stai facendo un torneo, magari quello che gli dici tu non riesce a farlo e magari fa un'altra cosa, in quel caso ti arrabbi con lui?
In generale durante un combattimento è difficile capire bene cosa sta succedendo, perché è una cosa che succede molto veloce, tu sei di fronte al tuo avversario, l'avversario non vuole farsi battere da te, ti porta i suoi pugni, i suoi calci, cerca di buttarti a terra, i colpi fanno male, sei stanco, le voci del pubblico diventano un boato che non riesce a distinguere, e magari la voce dell'istruttore che sta a bordo tatami a dirti dei consigli non la senti neanche, quindi ci sta che uno non riesca a fare quello che vuoi. Con le arti marziali ma in realtà in tutti gli sport si cerca di creare degli automatismi, dei movimenti che vengono poi fuori nel momento della necessità senza pensare, quindi se in quel momento non gli diventa proprio la tecnica che io da bordo tatami gli consiglio, ma gli diventa qualcos'altro va benissimo.
Come funzionano i punti nei tornei?
In realtà non è che ci sono dei punti, nel Karate Full Contact, nel Karate Kyokushinkai funziona così, se ti riesci a mettere KO l'avversario hai vinto, se uno dei due subisce, se riesce a infliggere a un avversario un calcio, un pugno che lo scuote, che lo fa soffrire anche senza metterlo KO, quello viene chiamato Hazari, mezzo punto. Se finisce il match senza che nessuno dei due vada KO, vince quello che è riuscito a infliggere quel colpo che ha scosso l'avversario anche senza stenderlo. Se il match finisce in parità, di solito si fa un round supplementare, e anche se in questo caso si finisce in parità, gli arbitri guardano quello che dei due è riuscito a portare tecniche più potenti, si è imposto di più, ha fatto più cose rispetto all'altro, che magari è stato un pò più sulle sue, ha tenuto la distanza, non ha avuto l'ardire e il coraggio di portare più tecniche, quindi è abbastanza semplice capire come si vince.
È mai successo che un tuo atleta durante un torneo si prendesse un calcio in bocca e sanguinasse, o comunque che dovesse uscire dal torneo?
Sì, con gli adulti sì, perché con i bambini comunque i bambini hanno il casco con il plexiglass, quindi i colpi sul naso così non arrivano. Poi quando hai 14 anni almeno e sei cintura verde, puoi passare nella categoria youth, che è un'anticamera alla categoria degli adulti, dove hai un casco aperto, il paradenti e meno protezioni. Quando passi in serie A, che è la categoria degli adulti, non hai niente tranne la conchiglia per gli uomini e il paraseno per le donne. In quei casi lì è facile che succeda. Succede che arrivino dei colpi sul naso, che causino sanguinamenti, però in realtà sono tutte persone preparate, quindi cose gravi non ne succedono mai, anche per via del fatto che sono attenti.
Hai mai vinto qualche torneo?
Sì, è capitato.
Come si capisce quando c'è la fine dell'incontro?
Allora, a bordo tatami c'è un addetto che controlla il tempo e quando è finito il match lancia un oggetto che si chiama azukibukuro, in giapponese vuol dire sacco di fagioli, ma non ci sono dentro dei fagioli davvero, è un sacchetto rosso, con dentro... dipende, non so cosa ci sia dentro. Lo lancia in mezzo agli atleti e quindi si capisce che è la fine del match. Gli arbitri nel contempo fischiano tutti, perché ci sono 4 arbitri angolari e uno centrale, e quindi gli atleti hanno ben due segni per capire che il match è finito.
E se qualcuno va avanti a lottare anche se finisce il match gli danno le sanzioni?
Sì, sì, certo, viene subito sanzionato. Nel karate viene chiamata chui, ammunizione.
Io ho guardato Cobra Kai perché comunque è una cosa che mi interessa, è vero che in America l'Under 18 è così violento?
No, dovete considerare che Cobra Kai è una serie televisiva. Non ci sono distinzioni tra maschio e femmine nelle categorie di combattimento, né di peso, quindi è una cosa che nella realtà non potrebbe mai succedere. Se ci fate caso prendono anche colpi molto forti senza sanguinare o cose del genere, quindi è abbastanza irrealistico, nella realtà ci sono delle categorie di peso da rispettare. Chiaramente le classi vengono divise per sesso ed età, e solitamente, anche quello che vedete nelle serie TV, nei film, non vengono fatte nella realtà, tutte le tecniche acrobatiche sono molto faticose da fare, necessitano un grande dispendio di energie, quindi se ne fai due o tre, in quel modo non sei neanche a metà round che sei senza energie, invece cerchi di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo.
Il tuo film preferito?
Ne ho diversi che mi piacciono molto, in realtà... Il Signore degli Anelli sicuramente. Poi direi Arrival, che è un film che parla dell'arrivo degli extraterrestri sulla Terra, di come una insegnante di lingue antiche cerca di trovare un modo per comunicare con loro. Un altro film che mi piace molto... Le Otto Montagne. Le Otto Montagne è un film tratto dal libro di Paolo Cognetti, è uscito due o tre anni fa in realtà, che mi piace molto.
Sekai Taikai è un torneo reale?
Sì, l'hanno, tra virgolette, preso come ispirazione dal Kyokushinkai, perché nel Kyokushinkai ogni quattro o cinque anni, si fa il Sekai Taikai, che in giapponese vuol dire campionato del mondo, grande campionato del mondo, senza categoria di peso, e si fa ogni volta in Giappone.
Under 18?
No, over 18.
Quella cosa delle bandane è solo per far scena?
Penso che si ispirino al fatto che Okinawa, che è un'isola che è a metà strada tra il Giappone e la Cina, nel mar del Giappone, ma è un pò una cultura a sé. Lì i contadini, i pescatori, tradizionalmente indossassero queste fasce sulla fronte per il sudore, essenzialmente per stare freschi, e un pò il karate l'ha ereditato perché il karate arriverebbe da lì. Penso che deriva da quello.
Quali sono i tuoi libri preferiti?
Il Signore degli Anelli, ovviamente. Sicuramente uno di questi è difficile da... cioè non è un libro, un romanzo unico, si intitola Leggende e saghe della Valle di Fiemme, a cui sono molto affezionato, che parla di alcune leggende della nostra valle, ed è stato scritto dal maestro Candido di Giampietro ormai nel 1985, è piuttosto vecchio. Un altro libro che mi appassiona... è collegato... lo hobbit.
Hai detto che ci sono diversi tipi di ammonizioni nel karate.
Sì, le irregolarità principali che si possono fare, poi dipende chiaramente dalla categoria, è spingere ripetutamente, perché si può solo spingere una volta e poi colpire, colpire al viso a pugno chiuso, perché il karate shinkai si fa senza guanti e quindi colpire il viso senza guanti è troppo pericoloso, poi le cose ovvie tipo mordere, dare calci nei genitali, colpi sulla schiena non si può, quindi le irregolarità fisiche diciamo, salutare male, questa è un'irregolarità molto importante da capire, perché tutto nasce dal rispetto, quindi bisogna salutare nel modo corretto l'avversario, altrimenti si viene sanzionati, uscire dal tatami, questa è un'altra sanzione, quindi diciamo che ci sono diversi modi di sbagliare, di fare le cose male, quindi direi una decina di modi diversi, una decina di sanzioni.
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